Its, in Emilia volano iscritti e donne, ma un’azienda su tre non sa cosa sono

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Tra Piacenza e Rimini 34 corsi e già 1.120 domande per 850 posti, con una quota femminile arrivata al 40% – Ora servono sedi ad hoc e un grande piano di orientamento.

Mancano pochi giorni al termine delle iscrizioni ai 34 corsi ITS attivati quest’anno in Emilia-Romagna (la scadenza è il 13 ottobre) ma è già tempo di bilanci: nel giro di pochi mesi non solo l’offerta di formazione duale post-diploma per super-tecnici si è arricchita in regione di altri sette percorsi specialistici, ma la risposta da parte dei ragazzi ha superato le attese (oltre 1.120 iscrizioni già formalizzate su 850 posti disponibili e il 40% di richieste arrivate dal gentil sesso, un record). Il paradosso è che questi numeri e la fame inappagata delle imprese di profili tecnici ad alta professionalità si scontra con una ignoranza quasi totale tra le famiglie italiane delle nuove opportunità di studio post-diploma alternativo all’università, nonostante il forte impegno del Paese e dell’Emilia-Romagna, regione benchmark per gli istituti tecnici superiori. Temi al centro dell’incontro organizzato dall’Associazione Scuola Politecnica ITS dell’Emilia-Romagna (che da pochi mesi riunisce tutte le 7 Fondazioni ITS della regione) al Museo del Patrimonio Industriale di Bologna dal titolo «Competenze per il futuro–La sfida degli ITS».

Gli ITS, questi sconosciuti

Gli ITS con la loro proposta formativa di due anni di studio-lavoro dopo le scuole superiori con un monte ore quasi equamente distribuito tra aula e azienda (un percorso per circa il 75% convertibile in crediti universitari) fanno infatti fatica a «uscire dalla clandestinità nonostante i record di occupabilità tra i diplomati: il 96% dei ragazzi trova lavoro entro sei mesi. Ma quattro famiglie italiane su cinque non conoscono l’esistenza degli Its e pure il 30% delle aziende non sa cosa sono. Questo è un male», sottolinea Ormes Corradini, presidente dell’associazione Scuola Politecnica Its. Eppure gli istituti tecnici superiori rappresentano una risposta chiave per tamponare l’emergenza disoccupazione soprattutto tra i giovani Neet e per arginare il gap di produttività che le imprese italiane scontano rispetto alle altre manifatture europee come Germania e Francia, che di diplomati tecnici post diploma ne sfornano rispettivamente 800mila e 600mila l’anno, contro i 20mila italiani.

I primi progetti di edifici ad hoc in Emilia per ospitare gli ITS

La clandestinità degli ITS è legata anche alla loro invisibilità: non hanno sedi dedicate, «Siamo in prestito negli spazi delle scuole e degli istituti tecnici e cresciamo anche nell’ultimo anno del 10% raccogliendo aule qua e là, ma le città si stanno attrezzando»spiega Corradini, illustrando due progetti per realizzare veri e propri campus ITS, uno alla stazione provinciale di Modena e uno in un’area delle ex Officine Reggiane a Reggio Emilia. «Gli ITS devono state vicino a dove si fa ricerca», conferma il parlamentare bolognese del Pd Serse Soverini, firmatario della legge sugli ITS, impegnato nell’iter di approvazione di una legge ad hoc sugli Its, che ha già superato all’unanimità il primo step del voto alla Camera e ora è al vaglio del Senato. «La legge deve cercare di fare esplodere i punti importanti dell’offerta Its: il loro radicamento sul territorio, la capacità di rispondere alla domanda specifica delle imprese cambiando velocemente i percorsi di studi, grazie a una integrazione fortissima tra scuola e lavoro, che parte durante i due anni di formazione ed è poi confermata dai dati sull’occupabilità», sottolinea Soverini. Che ora sta lavorando con il Comune di Bologna per avviare un nuovo corso Its in cybersecuruty per la formazione dei dipendenti pubblici.

Servono investimenti sull’orientamento

Ogni anno l’Emilia-Romagna sforna 33-34mila diplomati e appena un 2-3% di chi esce dalle scuole superiori sceglie gli ITS, troppo pochi, considerati poi i tassi di abbandono nei primi anni di università. Ma i posti per super-tecnici nell’imminente anno scolastico, sono solo 850 in Emilia-Romagna, nonostante l’aumento da 27 a 34 corsi, e gli iscritti già superano del 30% la capienza. «Più che cambiare l’acronimo ITS, che non è bello ma non è il vero problema, dobbiamo lavorare sulla reputazione e sulla riconoscibilità dei percorsi Its, che devono avere sedi autonome, vanno fatti conoscere agli studenti, alle loro famiglie e agli insegnanti della scuola secondaria e devono diventare un’alternativa di pari dignità ai percorsi accademici», evidenzia Giovanni Vesco dell’Ufficio scolastico regionale. Oltretutto si tratta di due anni di formazione terziaria quasi gratis (a parte una quota di iscrizione di circa 200 euro) «con la garanzia di un buon posto di lavoro, coerente con la specializzazione, al termine degli studi: per questo la Regione incrementerà ulteriormente i finanziamenti sugli Its e punta a lanciare un grande piano di orientamento», è l’impegno dell’assessore allo Sviluppo economico dell’Emilia-Romagna, Vincenzo Colla.

Più donne nei percorsi tecnici superiori

Un dato sorprende, tra quelli emersi a margine del convegno dell’Associazione Scuola Politecnica a Bologna ed è il 40% di presenza femminile tra le iscrizioni agli ITS della via Emilia, un dato record senza precedenti, con punte che toccano il 60% in istituti come il “Tech and Food” per il distretto agroalimentare tra Parma e Reggio Emilia (ma all’ITS Maker, dedicato a meccatronica e automazione le quote rosa non arrivano al 20%). «Le ragazze sono migliori dei colleghi maschi nelle discipline scientifiche e tecniche Stem e nel digitale», rimarca l’assessore Colla. E il presidente degli ITS emiliano-romagnoli Corradini conclude: «Non riusciremo mai a rispondere alla domanda di tecnici qualificati, oggi almeno dieci volte superiore all’offerta, che arriva dalle nostre filiere industriali se non riusciremo a coinvolgere le donne in questa sfida».

FONTE: https://www.ilsole24ore.com

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