In un report di Indire viene presentato un dato sorprendente: l’80% dei diplomati degli Istituti Tecnici Superiori trova lavoro in 12 mesi dal diploma.
In Italia gli Istituti Tecnici Superiori non sono mai andati di moda. Né tra i ragazzi che hanno dovuto scegliere il loro percorso né tra i genitori che hanno dovuto accompagnarli nella scelta. Le ragioni di ciò sono molteplici. Tra le tante c’è il fatto che i licei sono considerate le scuole d’élite, dove quindi vengono formati le classi dirigenti del Paese: prospettive di carriera alte e sicure. Ma siamo sicuri sia davvero così?
In un report d’Indire, l’Istituto nazionale documentazione e ricerca innovativa, viene presentato un dato: l’80% dei diplomati degli Istituti Tecnici Superiori trova lavoro in 12 mesi, e il 92% della quota occupata in un’area di attinente agli studi che ha intrapreso. Un dato sorprendente che deve far riflettere.
Il dato presentato è riferito a dicembre 2019, ma la cosa che davvero è sorprendente è la stabilità nel tempo dei dati sopracitati. Infatti, in un altro report pubblicato da Indire, viene monitorato l’andamento dell’occupazione degli studenti che hanno frequentato un Istituto Tecnico Superiore nel tempo. Il monitoraggio copre un arco temporale che va dal 2013 al 2019. Al 2013, i ragazzi che trovavano occupazione entro i 12 mesi erano il 78%, mentre gli occupati coerenti con il percorso di studi 86%. L’andamento è stabile e registra anche margini di crescita.
In Italia, sempre secondo Indire, possiamo contare 111 Istituti Tecnici. I percorsi attivi per gli studenti sono circa 700, con iscrizioni che toccano le 18.000. Il numero più alto di percorsi attivi tra le regioni italiane si trova in Lombardia. Un ulteriore dato che rispecchia l’attenzione delle imprese è il numero di soggetti partner: 1.141 imprese di cui 141 associazioni d’imprese.
Per quanto riguarda i percorsi attivi, la maggior parte fanno riferimento alle aree tecnologiche di mobilità sostenibile e di nuove tecnologie per il Made in Italy, rispettivamente 128 e 274. Bene anche l’area di Tecnologie dell’informazioni e della comunicazione che va in terza posizione con 88 percorsi attivi.
Le retribuzioni dei diplomati ITS
In un rapporto redatto da Almalaurea nel 2016 e riferito al 2014 viene riportato che i diplomati I.T.S. dichiarano di percepire, mensilmente, circa 1.180 euro netti. Un livello decisamente alto, prendendo in considerazione che stiamo parlando di ragazzi appena usciti dalle scuole superiori e alle prese con la loro prima occupazione.
Sempre attingendo al rapporto di Almalaurea è interessante notare come varia il salario netto tra le varie aree tecnologiche considerate:
tra i diplomati della Mobilità sostenibile i guadagni sono prossimi ai 1.500 euro netti mensili, mentre tra i colleghi delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione la retribuzione non raggiunge i 1.000 euro (980, per la precisione). L’area tecnologica del Made in Italy, che complessivamente rileva una retribuzione media mensile pari a 1.132 euro netti.
La differenza di stipendo deriva dal contratto stipulato: chi inizia la sua carriera nelle tecnologie dell’informazione e comunicazione inizia con un contratto di apprendistato.
La riforma degli ITS nel Pnrr
Il Pnrr, ossia il Piano nazionale di ripresa e resilienza, interessa anche il mondo degli Istituti Tecnici Superiori. Infatti, sin dall’esordio del suo governo, Mario Draghi ha parlato di una riforma che interessava gli ITS, che oltretutto è stata chiesta dall’Europa ed inserita nel Pnrr.
Gli obiettivi dichiarati nella riforma sono:
- rafforzare il sistema degli ITS attraverso il potenziamento del modello organizzativo e didattico;
- integrare i percorsi con il sistema universitario delle lauree professionalizzanti;
- emplificare la governance per aumentare il numero di istituti e di iscritti;
- approvare misure per sviluppare e rafforzare le competenze STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), digitali e di innovazione, con l’obiettivo di incentivare le iscrizioni in particolare per le donne.
Se l’Italia vuole raggiungere gli altri paesi europei in termine di occupazione deve procedere sulla strada tracciata di riforma degli ITS per poter dare la possibilità alle nuove generazioni di costruirsi un futuro più dignitoso e sicuro.
FONTE: https://www.money.it/