Nelle linee programmatiche presentate il 4 maggio scorso alle VII Commissioni di Camera e Senato (rispettivamente cultura, scienza e istruzione; Istruzione pubblica, beni culturali), il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha ribadito la sua attenzione al mondo della formazione professionalizzante, mettendo in evidenza la necessità di mirare allo sviluppo di competenze capaci di consentire ai giovani di inserirsi “nel mondo del lavoro” e non solo. In questa direzione trova spazio la previsione espressa dal Ministro Bianchi “dei moduli di orientamento formativo, di durata non inferiore a 30 ore annue, da ricomprendersi all’interno del curriculum complessivo annuale – rivolti alle classi quarte e quinte della scuola secondaria di II grado – al fine di accompagnare gli studenti nella scelta consapevole di prosecuzione del percorso di studi o di ulteriore formazione professionalizzante (ITS), propedeutica all’inserimento nel mondo del lavoro”.
Purtroppo gli ITS fino ad oggi hanno goduto di poca fama e scarsa attenzione da parte delle istituzioni, nonostante i risultati record in termini di occupabilità: più dell’80% dei ragazzi e delle ragazze, infatti, trova una occupazione stabile ad un anno dal conseguimento del Diploma di Tecnico Superiore.
Secondo il ministro Bianchi, non si può pensare di ampliare il bacino degli iscritti agli ITS intercettando gli studenti che decidono di abbandonare- per svariate ragioni- i percorsi universitari intrapresi. Bisogna agire a monte. “Il modo migliore– afferma il Ministro intervistato dal Sole 24 Ore- è evitare che si arrivi a fare un’esperienza, registrarla come fallimentare e poi tornare indietro. È un problema di orientamento: non può partire l’estate dopo la maturità, parte al secondo anno di scuola media. Il lavoro di orientamento deve coinvolgere le scuole, le università, le imprese, tutta la comunità. Dobbiamo evitare dei drop out e creare dei ponti. Ma i ponti devono essere nei due sensi. Il tema degli Its è che bisogna farli conoscere di più e renderli più percebili. ITS e università devono non soltanto dialogare fra di loro, ma avere ponti continui che leghino fra di loro istituzioni autonome. Le università partecipano alle fondazioni Its non solo portando competenze didattiche ma a mio avviso anche esperienze di ricerca applicata”.
E’ un dato di fatto che i ragazzi e le famiglie percepiscano il percorso di istruzione in modo univoco e rigidamente preimpostato: i licei, gli istituti tecnici e poi l’università. Affinché gli ITS, invece, godano di una nuova luce, è necessario lavorare- oltre che ad una imprescindibile azione di orientamento- ad un sistema nazionale dell’istruzione tecnica superiore che abbia caratteristiche di unitarietà, pur lasciando la necessaria flessibilità tra le diverse esperienze. Dunque orientamento, pubblicizzazione, messa in rete tra gli ITS presenti sul territorio, costruzione di ponti tra Its e università e premialità per gli Istituti Tecnici Superiori più meritevoli. Questi, sinotticamente, gli ingredienti che il successore della Ministra Azzolina ha in mente per ridestare e rinvigorire la prima e unica esperienza di formazione terziaria professionalizzante presente in Italia.