A dieci anni dalla loro comparsa sullo scenario italiano, gli ITS (Istituti Tecnici Superiori) risultano essere una realtà di nicchia, un prodotto non ancora conosciuto opportunamente. In un paese come l’Italia dove si registrano tassi di disoccupazione- soprattutto giovanile- piuttosto elevati, l’esperienza virtuosa degli Istituti Tecnici Superiori acquisisce i tratti dell’unicità e dell’a-tipicità. Infatti- come riportano i monitoraggi effettuati da INDIRE- abbiamo un tasso di occupazione pari a circa l’80% a meno di un anno dal conseguimento del titolo di Tecnico Superiore. Inoltre tra gli occupati, circa il 90% trova un impiego in un ambito coerente con il percorso di formazione professionalizzante ultimato. Il valore aggiunto degli Its risiede, senza dubbio, nella commistione tra la pratica e la teoria garantita da due caratteristiche fondamentali: almeno il 50% dei docenti proviene direttamente dal mondo del lavoro e almeno il 30% delle ore si svolge sotto forma di stage e attività laboratoriali che consentono ai discenti di acquisire direttamente sul campo le conoscenze e le competenze necessarie. Questo consente agli studenti di immergersi, sin da subito, nell’habitat lavorativo, raggiungendo una forte consapevolezza del contesto in cui la propria professionalità dovrà innestarsi ed evolversi. Gli stage e i laboratori seguono il famoso paradigma del learning by doing, per questo i ragazzi e le ragazze diplomatesi riescono con estrema facilità a trovare una occupazione valida e coerente al percorso seguito. L’attuale governo sta dimostrando profonda sensibilità e particolare attenzione all’ecosistema dei 109 ITS ad oggi disseminati lungo tutto lo stivale. I proclami più volte ribaditi in passato si sono finalmente tradotti in proposte concrete. Prova ne sia che nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) sono state previste delle opere di riassetto dell’intero Sistema Its, attraverso una serie di interventi di ricalibratura resi possibili da un ingente impegno di spesa destinato agli Istituti Tecnici Superiori: parliamo di 1,5 miliardi di euro da destinare nel prossimo quinquennio agli ITS presenti in Italia. La mission sarà quella di convertire gli istituti in discorso da fenomeno di nicchia a prodotto mainstream, attraverso una più capillare attività informativa e orientativa da rivolgere alle famiglie e ai ragazzi che si apprestano a concludere il percorso di scuola secondaria di secondo grado. Così come previsto nel PNRR l’obiettivo è “conseguire un aumento degli attuali iscritti a percorsi ITS (18.750 frequentanti e 5.250 diplomati all’anno) almeno del 100 per cento”. Gli ITS, definiti dal Presidente Mario Draghi “pilastro educativo”, dopo un decennio ombrato e ingeneroso, pare siano pronti a ricevere la luce meritata, ad imporsi, dunque, come valido modello formativo per affrontare tenacemente le sfide che la nuova epoca post-pandemica ci consegna: digitalizzazione, transizione ecologica, sosteniblità ma soprattutto lotta fattiva alla disoccupazione giovanile.
ITS: PIU’ DELL’ 80% DEGLI STUDENTI OCCUPATI
- di editor